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LA BUONA FAMIGLIA 375


Fabrizio. Quel che è stato, è stato; io non ci penso più.

Anselmo. Ma va con seco: tu mi faresti montar in collera. (a Fabrizio)

Fabrizio. Ciò non sia mai, signor padre. Eccomi, Costanza, andiamo.

Anselmo. E ti fai tanto pregare?

Costanza. Il mio cuore non è mai stato angustiato come oggi. (parte)

Anselmo. Andate, andate, che vi consolerà. (dietro a Costanza)

Fabrizio. Povera donna! Mi dispiace ora d’averla mortificata. (parte)

SCENA IV.

Anselmo e Nardo.

Anselmo. Va, va a terminare di consolarla. (dietro a Fabrizio) Gioventù benedetta! E così tu non solleciti il desinare? (a Nardo)

Nardo. Aspettava che volesse sapere il desinare che c’è.

Anselmo. Bene, che c’è oggi?

Nardo. Che hanno i padroni, che mi sembrano corrucciati?

Anselmo. Curiosaccio! sei stato qui per sentire, eh? non per dirmi del desinare.

Nardo. Mi dispiacerebbe tanto, che i padroni si adirassero fra di loro; non ne siamo avvezzi noi a vederli adirati.

Anselmo. E non lo sono nemmeno adesso. È stato un poco di pissi pissi di certe genti; ma non è niente. E così, che abbiamo noi da desinare?

Nardo. L’erbe, l’ho già detto.

Anselmo. Coll’uovo, l’hai detto.

Nardo. Una pollastra bollita.

Anselmo. Tenera, veh.

Nardo. Un arrosto di piccioncini.

Anselmo. C’è da star poco bene per me.

Nardo. E ci saranno delle polpette.

Anselmo. Oh, queste sì. Fanne molte di queste, che sono per me una gioia.