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368 ATTO SECONDO


Fabrizio. Nella servitù non è sì facile un tal contegno...

Costanza. Anche Lisetta è una buona ragazza, di buona indole, amorosa, castigata assai nel parlare.

Fabrizio. Fortuna averla ritrovata così, per ragione della figliuola. Dalla servitù imparano per lo più i figli le male cose che sanno.

Costanza. Io le bado assaissimo, e non ho motivo di dolermi di niente della cameriera.

Fabrizio. Ringraziamo il cielo di tutto. Si sentono certe cose che accadono altrove, che mi farmo tremare.

Costanza. Il mondo peggiora sempre, per quel che si sente.

Fabrizio. Eh cara Costanza, il mondo è ognora il medesimo. De’ buoni e de’ cattivi sempre ce ne sono stati; le virtù e i vizi hanno trovato loco in ogni età, in ogni tempo. Chi ha avuto la buona educazione che aveste voi in casa de’ vostri, non ha avuto campo di sentire quante pazzie ci sono nel mondo; ora che sentite discorrere, vi pare il mondo cambiato, e non è così. Anche adesso ci sono delle persone dabbene, che vivono come voi siete vissuta, e ci sono degl’infelici dominati dal mal costume.

Costanza. Gran disgrazia per chi si trova in certi impegni coll’animo e colla persona.

Fabrizio. Basta, pensiamo a noi, e lasciamo che il cielo provveda agli altri. Se possiamo far del bene, facciamolo, ma senza intricarsi1 troppo negli affari altrui.

Costanza. Sapete ch’io sono nemica di certe curiosità. Ma mi rammarico per gli altri, quando mi arrivano all’orecchie cose che sien di danno o di dispiacere a persone, anche che non conosco. Quella povera signor’Angiola mi ha contaminato davvero.

Fabrizio. Ma! la povera donna è in una pessima costituzione.

Costanza. Non è egli stato da voi il di lei marito?

Fabrizio. Sì, c’è stato, e a me pure ha fatto venire il mal di cuore per compassione di lui.

  1. L’ed. Pitteri, qui e più sotto, stampa intrinsicarsi.