Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu/363


LA BUONA FAMIGLIA 357


Angiola. Ma è necessario che gliele dica, se ho da arrivare alla cagione per cui sono venuta da lei.

Costanza. Non saprei. Si sfoghi con me, che può farlo; ma non lo faccia con tutti, che la riputazione ci scapita.

Angiola. Pur troppo siamo la favola del paese; e perchè? per il poco giudizio di mio marito. Oltre l’amica che gli succhia il sangue, ha di più il giuoco ancora.

Costanza. In verità non la vorrei nemmeno conoscere.

Angiola. E fra un vizio e l’altro ha tanti debiti, che non sa dove rivoltarsi.

Costanza. Povera signor’Angiola! sono una compagnia dolorosa i debiti.

Angiola. Uno ne ha fra gli altri della pigione di casa, che può farci scorgere pubblicamente; si tratta di dire che il padrone ci vuol mandare i birri alla porta.

Costanza. Oimè, mi sento tutta rimescolare.

Angiola. E mio marito non ci pensa. Mangia, dorme, va a divertirsi, e non vede il precipizio vicino.

Costanza. Come mai si può dormire con simili batticuori? Divertirsi? Io non credo che sia possibile.

Angiola. Eppure si diverte, che lo so di certo; e a me tocca pensarci.

Costanza. Ma ella che cosa può fare, se non si muove il marito?

Angiola. Che cosa posso fare? Ecco qui le mie povere gioje: anderanno di mezzo. Per ora i pendenti e l’anello; e voglia il cielo che uno di questi giorni non vada a spasso il gioiello ed il resto ancora.

Costanza. Vuol ella privarsi delle gioje per pagar i debiti?

Angiola. Che vuol ch’io faccia? Mi svenerei per la riputazion della casa.

Costanza. Non so che dire. È ammirabile la di lei bontà, e meriterebbe che il marito le fosse grato davvero. Ma lo sarà certo, l’animo mi dice che le sarà grato. Un’azion simile l’ha da convincere, se avesse un cuor di macigno.

Angiola. Mi consiglia anche ella a farlo?