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LA BUONA FAMIGLIA 345


Lisetta. Ma! quando la madre è buona, anche i figliuoli riescono bene.

Costanza. No, Lisetta, io non ci ho merito nessuno. Il cielo ha dato loro un temperamento sì docile, che con poca fatica si allevano bene.

Lisetta. Eh signora, se non fosse il buon esempio che loro date...

Costanza. Circa al buon esempio, non hanno da guardar me che ho dei difetti moltissimi, ma il padre loro, che è tanto buono, e l’avolo, che è il più amabile, il più esemplare vecchietto di questo mondo.

Isabella. Voglio tanto bene io al signor nonno.

Lisetta. Ed egli ne vuol tanto alla sua cara nipote.

Costanza. Certo, posso dire d’esser venuta in una casa, dove tutto spira bontà. Dal marito e dal suocero non ho mai avuto un menomo dispiacere; non cercano che di contentarmi.

Lisetta. Ma ci vuol poco a contentar lei, per altro.

Costanza. Eppure potrebbe darsi, che se avessi a fare con gente aspra ed ingrata, mi venissero di quelle voglie che ora non ho. Che importa a me di certe pompe, di certi divertimenti, se in casa mia godo la vera pace, che è il maggior piacere e la maggior ricchezza di questo mondo?

Lisetta. Oh, questo poi è verissimo. Anch’io, che nelle altre case dove ho servito non vedeva l’ora di andarmi un po’ a divertire, qui non mi vien mai voglia d’escire. Il maggior piacere ch’io possa avere, è allora quando li vedo tutti uniti, o a tavola, o dopo tavola in conversazion fra di loro. Oh! questa sì davvero può dirsi che sia una buona famiglia. Prego il cielo che alla signora Isabellina tocchi una fortuna simile, se il cielo la chiamerà per la strada del matrimonio.

Costanza. È ancora presto di parlare di queste cose.

Isabella. Dove volete ch’io vada per istar meglio di qui? Fino che la signora madre mi vuole, non vi sarà dubbio certo ch’io me ne vada.

Costanza. Non avete d’aver riguardi, figliuola mia: avete da fare tutto quello che il cielo vi suggerisce; ma non vi fidate