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Florindo. La signora Eleonora, che è terza donna1, ha detto cento volte che in casi simili non vuole uscir dal suo posto.

Celio. Come faremo dunque?

Pantalone. Qualcheduna ha da far seguro. Me poderave esibir mi, se no gh’avesse la barba.

Ottavio. Basterebbe che voi poteste fare le vecchie, che facevansi da quello che se n’è andato.

Pantalone. Per quelle me inzegnerave; ma ghe sarà chi le poderà far meggio de mi. Ghe xe el mio collega Dottor che le fa pulito.

Florindo. È verissimo, ha fatto per necessità donna Rosimena, e si è portato benissimo.

Celio. Eccolo appunto. Sentiamo anche il parer suo sopra l’importante articolo della donna.

Il Dottore2.

Dottore. Gran cosa! ogni anno qualche disgrazia nuova!

Ottavio. L’avete saputa, eh?

Dottore. L’ho saputa certo. L’ho intesa ora, che stava ragionando con il poeta nostro3.

Ottavio. Che dice egli di questa bellissima novità?

Dottore. Sapete il suo naturale; ei prende tutte le cose con una pacatezza di animo particolare. Mi dispiace, disse, ma non mi voglio scaldare il sangue. Buon viaggio a chi va, salute a chi resta.

Pantalone. Certo, l’ha fissa sta massima de no voler andar in collera de gnente. El vuol star san più che el pol; scriver e devertirse; rider de tutto, e no voler tor gatti da pettenar.

Dottore. Mi consolo, soggiunse, che i due che sono partiti, non potranno dire d’averlo fatto per cagione mia. Sa tutto il mondo quel che ho operato per loro. Ma lasciamo andare questo proposito, signori miei, noi abbiamo bisogno di un’altra donna.

Clarice. Di una prima donna, volete dire.

  1. Vittoria Falchi, moglie di Francesco (Ottavio): v. vol. X, p. 13. n. I.
  2. Guseppe Lapy, bolognese, che fu poi molti anni capocomico nel teatro di S. Luca: v. Bartoli e Rasi. Scriveva il Goldoni al patrizio Frane. Vendramin sulla fine, pare, del sett. 1753: Mi dicono che Lapy faccia bene la vecchia: lo vedremo» (Mantovani, C. G. e il t. di S. Luca ecc., Milano, 1883, p. 74).
  3. Il Goldoni stesso.