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è fatta per correggere i vizii ed i difetti degli uomini, non per presentare l’ingrato e talora periglioso spettacolo delle colpe». Insomma «malcontenti i personaggi, malcontenti gli attori, malcontenta l’udienza». Di contenti, anzi contentissimi, c’era stato solo l’attore Borghi che nella sua beneficiata aveva visto pieni zeppi palchi e platea. Allude a una recita dei Malcontenti a Firenze il Tommaseo in lettera del 1833 al Capponi: «Me ne andrò a sentire i Malcontenti, commedia il cui titolo è un delitto di lesa altezza» (M. Tabarrini, Gino Capponi ecc., Firenze, 1879, p. 218). Celiava beninteso il caustico dalmata, ma il titolo in verità sembra al Brognoligo promettere nella sua indeterminatezza più che non mantenga, anzi non rispondere bene neanche al contenuto del lavoro, per non esservi di malcontenti, a creder suo, che un solo personaggio: Felicita (studio cit., p. 39). A noi sembra invece che, chi per un verso chi per l’altro, tutti i personaggi giustifichino il titolo della commedia. Notiamo di passata che questo titolo così discusso e occasione a facili arguzie, non era nuovo sulle scene. Il teatro francese contava già Les mécontents di Thierry (1727) e un’omonima commedia di La Bruere (1734) tutte e due a noi inaccessibili (cfr. Dictionnaire portatif des théatres, Paris, 1754, pp. 216, 217, 461).
Per la fortuna del lavoro va ricordata un’anonima traduzione francese attribuita a Carlo Sablier [Théàtre d’un inconnu. Paris, 1765, pp. 193-201], della quale il Goldoni dice più male che non meriti, mentre coglie occasione a elogiare la pur anonima dedicataria, Giovanna Francesca de Floncel, traduttrice dell’Avvocato veneziano (Mémoires, ediz. Mazzoni, vol. I, p. 455, vol. II, p. 194, 438). Là dove si allude a questa traduzione il Goldoni, per errore di memoria, dice d’aver già parlato della commedia, mentre quello alla traduzione e l’unico accenno nell’autobiografia. Ed è pur tra le dimenticate nel Catalogue des pièces ecc. in appendice ai Mémoires. Il Montucci accolse i Malcontenti nella sua Scelta completa di tutte le migliori commedie di C. G. (Lipsia, 1828, vol. IV, pp. 333-443) e scoperto che il Goldoni, per una piccola distrazione, aveva fatto di Cricca un nuovo servitore di due padroni (cfr. a. I, sc. 9; a. III, sc. 11), assegnò di propria borsa il servitore Fabio a Geronimo. Nel 1844 la commedia fu accolta pure nell’Ape comica italiana, edita a Monaco da S. Franz, e nel 1859 se ne fece una ristampa o nuova tiratura che sia.
Priva d’azione e di scarso interesse, la commedia resta pure storicamente notevole per la punta polemica, mentre per ragioni d’arte la rendono pregevole alcuni felici elementi che lasciano intravvedere, lontano ancora, capolavori nascituri; e non le Villeggiature soltanto, ma pur le commedie dove appare la lotta tra giovani e vecchi che sono tra le più significative e più perfette del teatro goldoniano (cfr. Brognoligo, op. cit., pp. 85, 40). I Malcontenti, s’è visto, è detta dall’autore commedia di costume nostro. Segno che componendola un quadretto di vita prettamente veneziana gli riviveva dinanzi. L’avesse stesa in dialetto, avremmo un gioiello di più.
Anche così questi Malcontenti sono tra «le migliori» dell’autore secondo Charles Simond che certo non si tolse il disturbo di leggerla, ma tale la giudicò per essere una delle poche goldoniane tradotte in francese (Prefazione al Bourru bienfaisant. Paris, Gautier, 1889, p. 66). Invece assai prima di questo critico