Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu/312

306 ATTO TERZO


SCENA XIV.

Il signor Geronimo e dette.

Geronimo. Che si fa qui, signore mie garbatissime?

Leonide. Io cerco di mio fratello, signore.

Geronimo. Il suo signor fratello so io dov’è. Non è molto di qua lontano.

Leonide. Mi faccia il piacer d’avvisarlo che tutto è in pronto, che non si aspetta che lui.

Geronimo. Ha qualche cosa che fare ora; non potrà venir così subito.

Leonide. E che cosa fa egli? si può sapere?

Geronimo. Lo saprà da qui a poco; ora non posso dirglielo.

Leonide. Son curiosa ben di saperlo.

Felicita. Vi è qualche novità, signore? (a Geronimo)

Geronimo. Vi sono delle bellissime novità di lui e di vostro fratello. (a Felicita)

Felicita. Son curiosa anch’io di saperlo.

Geronimo. Se lor signore vogliono aver il piacere di saper tutto, favoriscano ritirarsi per qualche poco, e si chiariranno perfettamente.

Leonide. Dica, signore, crede ella che questa notte si vada altro in campagna? (a Geronimo)

Geronimo. Ho paura di no.

Leonide. Vogliamo star bene. Si dormirà sulle seggiole. (entra in una camera)

Felicita. (Non ci voglio stare con lei. Ho troppa vergogna, ch’ella abbia saputo dei dodici zecchini). (entra in un’altra camera)

SCENA XV.

Il signor Geronimo, poi Cricca.

Geronimo. Cricca.

Cricca. Signore.

Geronimo. Avete trovato il signor Policastro?