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300 ATTO TERZO


Grisologo. Lo farò, io.

Ridolfo. Torno a dirvi: non vi consiglio di farlo, ma quando mai lo faceste, caro amico, ho bisogno di mille scudi. Vi pagherò il vostro censo, e anderemo in campagna.

Grisologo. Prima ch’ei tomi a casa, volete che tentiamo ora, presto presto, se potessimo fare il colpo?

Ridolfo. Io non vi consiglio di farlo.

Grisologo. Son persuaso da me, senza che me lo consigliate. Venite solamente per compagnia.

Ridolfo. Verrò, ma avvertite bene, per qualunque caso vi protesto che non vi consiglio di farlo.

Grisologo. Non occorr’altro. Andiamo; si perde il tempo. Dirò, come diceva Arlecchino nella mia commedia...

Ridolfo. Che c’era Arlecchino in Inghilterra, a tempo di Cromuel?

Grisologo. Ci fosse o non ci fosse, queste sono licenze poetiche. Io ce l’ho messo per far ridere. Sentite, se non è una cosa da far crepare:

No voi perder più temp: a Londra voi andà,
A fa quel ch’el patrù m’ha dicc e comandà.
Mo che gran bella cossa! el patrù parla ingles,
Mi parli bergamasch, all’us del mi paes.
Lu no m’intend mi, mi no l’intendi lu,
E pur se fa, se dis, d’i coss in tra de nu.
Qualchedun me dirà: come fet, Arlecchin?
Respond che la virtù la sta in tel me codin.
Questo no l’è el demoni, questa no l’è magia:
L’è virtù del poeta: viva la poesia. (parte)

Ridolfo. Scioccherie sono queste... ma mi preme il denaro, se mai si potesse avere. Oh impegno, impegno, che cosa mi consigli di fare? Basta... Il denaro lo prendo a censo. Il rapitore è nipote, e gli ho protestato e riprotestato... Ah, è meglio non ci pensare. Se ci penso, la delicatezza d’onore non lo comporta. (parte)