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298 | ATTO TERZO |
SCENA VIII.
La signora Felicita, Ridolfo e Grisologo.
Felicita. (I zecchini ci saranno?) (piano a Grisologo)
Grisologo. (Pensate! se mi hanno fatto calar la tenda).
Felicita. (Pazienza. Povero il mio andrienne!) Signor Ridolfo, ella va in campagna. Faccia buon viaggio. Si diverta bene. (con passione)
Ridolfo. Non ci sono ancora andato, signora.
Felicita. Se non è andato, è vicino a andarvi, ed io resterò qui. (asciugandosi gli occhi)
Ridolfo. Dunque, signor Grisologo, non siete più in caso ora d’andar in villa?
Grisologo. Lasciatemi stare. Sono arrabbiato quanto mai posso essere.
Felicita. E il signor Ridolfo anderà a divertirsi. Bella premura che ha per me! Sono sincere l’espressioni che ha avuto la bontà di farmi. (con ironia)
Ridolfo. (Vo’ cogliere qualche profitto dalla mia disgrazia). (da sè) Signora Felicita, le mie espressioni sono sincere. S’ella non parte, non partirò nemmen io.
Felicita. E la signora Leonide?
Ridolfo. Nemmeno.
Felicita. Ma se è vestita da viaggio.
Ridolfo. Colla facilità con cui si è vestita, potrà spogliarsi.
Felicita. Sì, è verissimo; potrà spogliarsi. Caro signor Ridolfo, vedo ch’ella ha della bontà per me. Si assicuri della mia gratitudine. (Pazienza, s’io non vado in campagna; bastami che non ci vada la signora Leonide). (da sè, e parte)
SCENA IX.
Il signor Grisologo e il signor Ridolfo.
Grisologo. Non mi sarei mai creduto, che la mia commedia dovesse avere un esito così infelice.
Ridolfo. Non avete perciò ad affliggervi. Sono accidenti che accadono.