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I MALCONTENTI 297


SCENA VII.

Il signor Roccolino e detti.

Roccolino. Servitor umilissimo di lor signori. Bravo, signor Grisologo; me ne rallegro infinitamente.

Leonide. Gli è piaciuta la commedia, signor Roccolino?

Roccolino. Bella davvero; ci ho avuto gusto. Bene scritta; bei sentimenti, belle parole, bello stile, bella frase, bellissima dicitura; in verità, me ne rallegro infinitamente.

Grisologo. Sentono, signori miei? Non l’ho detto io, che i maligni me l’hanno buttata a terra?

Leonide. Certo una gran bella cosa! È un peccato, signor Roccolino, che non l’abbiano terminata.

Roccolino. Come? non l’hanno terminata? Sì, signora, terminatissima. Ho veduto io calare la tenda.

Leonide. Ma la tenda l’hanno calata prima che la commedia fosse finita.

Roccolino. Davvero! questo non lo sapevo. La commedia è fatta con tale artifizio, che si può finire quando si vuole; bravo, signor Grisologo, me ne rallegro infinitamente.

Grisologo. Obbligatissimo alle di lei grazie. S’ella avesse desiderio di sentir il fine, posso servirla anche adesso, se vuole.

Roccolino. Mi farebbe un piacere singolarissimo.

Leonide. Non ci mancherebbe altro, che questo resto di seccatura. Signor Ridolfo, voi siete incantato, a quel che si vede. Anderò io a sollecitare questo gran viaggio. Con licenza di lor signori, la signora Felicita ci verrà a ritrovare in campagna; il signor Grisologo ci finirà di leggere la sua bella commedia in campagna. (Poveri spiantati, non ci vengono per quest’anno). (da sè, e parte col signor Mario)

Roccolino. Io ho l’onor di servir la signora, e ho l’onore di riverir lor signori. E al signor Grisologo ho l’onore di dirgli: me ne rallegro infinitamente. (parte)