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294 ATTO TERZO


Ridolfo. È vero, signor Mario?

Mario. Cosa peggiore non ho sentito a’ miei giorni.

Ridolfo. Sachespir non piace dunque?

Mario. Non piace, perchè il signor Grisologo non l’ha saputo imitare.

Leonide. Non vi è ordine, non vi è intreccio, non ci sono caratteri. Oh che pasticcio!

Mario. Io non so mai, perchè il signor Grisologo siasi posto ad un tale impegno.

Ridolfo. Ve lo dirò io il perchè. Per guadagnare dodici zecchini.

Leonide. Poveri comici! li hanno gettati via.

Ridolfo. Se non piace, non glieli danno.

Leonide. Oh, non li ha dunque?

Ridolfo. E se non li ha, nè lui, nè la signora Felicita vanno in villa.

Leonide. Come lo sapete? Chi ve l’ha detto?

Ridolfo. Grilletta me lo ha detto, la cameriera.

Mario. È bellissima l’istoriella.

Leonide. Non ci viene più a ritrovare la signora Felicita.

Ridolfo. Zitto, zitto, ch’ella scende le scale, e viene da voi.

Leonide. Povera donna! mi fa compassione.

Ridolfo. Usate prudenza con lei, non la state a mortificare.

Leonide. Se si tratta di compiacervi, le darò gusto.

Mario. Meglio per lei, che non sia stata in teatro.

SCENA V.

La signora Felicita e detti.

Felicita. Serva di lor signori. Perdonino. Ho veduto dalla finestra tornare la signora Leonide; la curiosità mi sprona. Come è riuscita la commedia di mio fratello?

Leonide. Bellissima.

Felicita. Davvero?

Leonide. Lo domandi al signor Mario.

Felicita. Mi dica qualche cosa, signore. (a Mario)