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292 ATTO TERZO


Ridolfo. Non le ha queste cose la signora Felicita?

Grilletta. Non le ha, e vuol parere di averle. In verità mi fanno da ridere queste signore, che per comparire in qualche occasione vanno qua e là accattando le robe in prestito; e chi le dà, lo dice, e si fanno poscia burlare.

Ridolfo. E se altri non lo dicesse, lo dicono le cameriere.

Grilletta. Oh, io lo dico a lei, ch’è nostro vicino di casa. Del resto ad altri non lo direi.

Ridolfo. So che siete una figliuolina di garbo.

Grilletta. Mi dispiace ora... Non ha nessuno in casa da farmi un po’ compagnare?

Ridolfo. Non c’è nessuno. Sono al teatro con mia sorella.

Grilletta. Si sa niente ancora della commedia nuova?

Ridolfo. Niente, non sarà ancora finita.

Grilletta. Oh, la sarebbe bella che non incontrasse.

Ridolfo. Che male sarebbe egli? L’esito è sempre incerto.

Grilletta. Male sarebbe per la signora Felicita, che avrebbe persa una notte, rovinato un andrienne, e non andrebbe in villa.

Ridolfo. Perchè? Come c’entra la riuscita della commedia coll’ andar di fuori?

Grilletta. Come c’entra? Ve lo dirò io, come c’entra. Se non piace, i comici non daranno al signor Grisologo il regalo promessogli di dodici zecchini, e senza questi non si va in campagna.

Ridolfo. Dite il vero?

Grilletta. Verissimo.

Ridolfo. Ma come? Raccontatemi; ditemi un poco meglio.

Grilletta. Oh, voi mi vorreste far dire, ed io non voglio dir niente. Anderò dalla signora Taddea per il tabarrino, per il cappellino, e per l’ombrellino. Ma se non vengono i dodici zecchini, non si va di fuori. Il padre non ne ha; lo zio non ne vuol spendere. La figliuola è ambiziosa. Basta basta... non dico altro. (parte per la porta di mezzo)