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I MALCONTENTI | 291 |
Ridolfo. Ehi! Grilletta; il signor Geronimo è in casa?
Grilletta. Non signore, non c’è.
Ridolfo. È molto che a quest’ora non sia tornato.
Grilletta. È ito alla commedia egli pure.
Ridolfo. Se verrà a casa, dovrà passare di qui.
Grilletta. Ci sarebbe nessuno de’ suoi servitori, che volesse un po’ accompagnarmi?
Ridolfo. Dove avete d’andare a quest’ora?
Grilletta. Oh, veda lei se questa è ora da mandare una fanciulla come me, sola sola, e di più al buio ancora.
Ridolfo. Chi vi manda?
Grilletta. La padrona mi manda.
Ridolfo. È in casa la signora Felicita? Non è ita alla commedia ella pure?
Grilletta. Non signore, suo fratello e suo padre volevano che ci andasse. Lo zio non voleva. Hanno gridato un poco; poi ella ha voluto restare in casa.
Ridolfo. Segno ch’è una figliuola rassegnata e discreta.
Grilletta. Sì, discretissima! rassegnatissima! Lo sa vossignoria perchè è restata in casa?
Ridolfo. Che volete ch’io sappia? Credeva per non disgustare lo zio.
Grilletta. È restata in casa per far impazzire me, ed altre due donne ancora. Vuole in ogni maniera un vestito da viaggio per domattina. Il sarto non lo può fare; fatto non si trova; ed ella presto presto ha tagliato un andrienne, ha chiamato una sarta con un’altra donna; lavora lei, ci lavoro io, e non si va a letto, se l’abitino non è finito.
Ridolfo. Queste signore sono capricciosissime.
Grilletta. Ma come la mia non se ne dà.
Ridolfo. Anche mia sorella ha voluto fare il vestito...
Grilletta. Ma non è niente il vestito. Senta, se vuol ridere. Mi manda a quest’ora dalla signora Taddea, che non istà poi tanto vicina; mi manda a pregarla che le dia in prestito un tabarrino da viaggio, un cappellino alla moda, ed un ombrellino da parar il sole.