Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu/289


I MALCONTENTI 283


Mario. Chi parla ora?

Grisologo. La moglie di Cromuel. Non sentite?

Mario. Quella del Tamigi, della tortorella, dell’ozio infido?

Policastro. Non sa niente. (mangiando)

Roccolino. Rispondetegli. (a Grisologo)

Grisologo. La varietà dello stile è il bellissimo mosaico delle composizioni. Leggete Sachespir. Leggete le sue Donne di bell’umore, o siano le Comari di Windsor. Leggete il Sogno d’una notte etc. etc. sentirete com’egli talora si solleva e talora si abbassa.

Roccolino. Bravo, me ne rallegro infinitamente.

Policastro. Ah? (come sopra)

Mario. Signore, perdonatemi; intendete voi bene l’inglese?

Leonide. Innanzi, innanzi, che l’ora si fa tarda.

Grisologo. In teatro sentirete che fracasso farà.

Felicita. Ehi? E venuta Grilletta? (verso la scena)

Grisologo. Zitto. (a Felicita)

Policastro. Zitto. (come sopra)

Grisologo. La cameriera.

Si sì, padrona mia, subito immantinente
Ricercherò il padrone di cui non si sa niente.
Voglio in questa giornata trovarlo a tutti i patti.
Domanderò di lui fin per trovarlo ai gatti.

Roccolino. Bravissimo.

Policastro. (Ride fortemente, mangiando) Ai gatti! (poi s’addormenta)

Grisologo. Zitto. Sentite ora.

Quinci e quindi fiutando, qual cacciator mastino.
Ritroverò gli effluvii, ch’ei sparsi ha nel cammino:
Poichè da tutti i corpi, sten buoni o sten malvaggi,
L’esalazion si spargono, fatte a guisa de’ raggi;
Onde qual fido cane scopre l’errante cerva.
Io scoprirò il padrone, fedelissima serva.

Roccolino. Oh bravo, oh bravo! me ne rallegro infinitamente.

Mario. Così parla una donna?