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I MALCONTENTI 279


Geronimo. Suo danno, impari a misurare l’uscita coll’entrata; e poi, sapete che cosa mi hanno fatto il signor Ridolfo e la garbatissima sua sorella? Hanno sedotto i miei nipoti ad andare in villa a dispetto mio. Oh, se non ci andassero nemmeno loro, affè di mio, questa volta l’avrei ben caro.

Procuratore. Certo non istà bene che vada la signora Felicita in compagnia dove vi son de’ giovani.

Geronimo. E giovani di che taglia! Dite, signor dottore, vorrei disfarmene di questa nipote in casa.

Procuratore. Quanto le volete dare di dote?

Geronimo. Secondo il partito. Sino a dodici mille scudi le darei, se si trovasse di collocarla bene.

Procuratore. L’avrei un buon partito io.

Geronimo. Ne ho avuti quattro sinora.

Procuratore. Chi son eglino? li conosco io?

Geronimo. Non me ne ricordo bene di tutti. Ho i nomi entro dello scrittoio.

Procuratore. Vediamoli. Vi dirò il mio parere.

Geronimo. Sì, caro signor dottore. Parlando si fa tutto.

SCENA XI.

Servitore e detti.

Servitore. Signore, manda a dirle il signor Grisologo, se comanda restar servita a sentir leggere la sua commedia, che sono lesti.

Geronimo. No, no, ditegli che non ho tempo. Ho pensato di non volerne far altro. Sia com’esser si voglia; se è buona, l’ho caro; se è cattiva, non siamo in tempo di trattenerla.

Procuratore. Ha dello spirito il signor Grisologo: ha del talento.

Geronimo. Ma non ha giudizio. A che serve lo spirito, se non vi è la prudenza?

Procuratore. L’acquisterà col tempo.

Geronimo. Questo è quello ch’io dubito. Volete andar voi, signor dottore, a sentir qualche cosa?