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I MALCONTENTI | 277 |
SCENA X.
Il signor Geronimo, poi il Procuratore.
Geronimo. Costui ha letto il teatro inglese, e s’è innamorato dello stile di Sachespir. Chi sa se averà preso il buono o il cattivo di quest’autore?
Procuratore. Si può riverirla, signor Geronimo?
Geronimo. Oh signor dottore, favorisca. E padrone. Che buon vento? Quant’è che non ci vediamo?
Procuratore. Ella ha i suoi affari, io ho i miei. Per altro non manco del mio rispetto, e dove potessi obbedirla...
Geronimo. Lasciamo le cerimonie e parliamoci da buoni amici. Vi occorre nulla?
Procuratore. Sarebbe ella in grado d’impiegare un migliaio di scudi?
Geronimo. Perchè no? anche duemila, se l’occasione è buona.
Procuratore. L’investita è sicurissima. I fondi sono liberi, liberissimi, e i debiti notificati non coprono che la metà dello stato del debitore.
Geronimo. Vediamo i fondamenti, vediamo le scritture che occonono...
Procuratore. Tutto è in mano mia, signore. Io difendo la casa ch’è molti anni, e vi assicuro che troverete le cose in chiaro.
Geronimo. Siete un uomo onesto, lo so benissimo. Con voi si può trattare a occhi serrati.
Procuratore. Quanto volete voi d’interesse?
Geronimo. L’onesto, il giusto, caro signor dottore; mi rimetterò a voi.
Procuratore. Più del cinque per cento non si può fare.
Geronimo. Mi contento del quattro e mezzo; al giorno d’oggi si dura fatica a trovar da investire con sicurezza, e il denaro in cassa non frutta.
Procuratore. La persona che cerca i mille scudi, siccome ne ha bisogno, non guarderà dal quattro e mezzo al cinque. Se fosse in altre mani, pagherebbe anche il dieci.
Geronimo. Guai a coloro che fanno simili negozi usuratici, indegni. È una crudeltà, una ladroneria profittare delle miserie altrui, e