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270 ATTO SECONDO


Grilletta. Cara signora padrona, e vorrà ella mettersi in dosso un vestito che sa il cielo chi l’avrà portato?

Felicita. Oh cara Grilletta, sarò la prima io a farlo? Come campano i rigattieri? E sono tanti, e si fanno ricchi prestissimo. Le cose si stimano, quando abbisognano.

Grilletta. Andiamo dunque, e principiamo a girare.

Felicita. Portatevi bene; fate prestino, e ho preparato una galanteria da donarvi.

Grilletta. Farò il possibile per contentarla. (Faccio il conto da me1, che le darò ad intendere d’aver girato. Queste figure non le faccio certo). (da sè, e parte)

SCENA VII.

La signora Felicita, poi il signor Grisologo.

Felicita. Se andiamo in villa, so ben io che con qualche cosa ritornerò in città. Mio padre, mio fratello mi hanno assicurato che venderanno del grano e del vino, senza che il signor zio lo sappia, e anch’io ne averò la mia parte.

Grisologo. E voi non mi dite niente, signora sorella?

Felicita. Di che?

Grisologo. Ho veduto ora il signor Ridolfo...

Felicita. Appunto. Vi ha egli detto che vorrebbe sentire qualche scena della vostra commedia?

Grisologo. Me l’ha detto. Ma mi fa torto a andarsene questa sera. La potrebbe sentire in teatro.

Felicita. Non può restare, lo sapete il perchè?

Grisologo. Non so nulla io.

Felicita. Perchè hanno mandato i letti in campagna. Oh, guardate se sono ricchi.

Grisologo. Non è tutt’oro quello che luce. Noi potremmo fare una bella figura, se non fosse l’avarizia di nostro zio; ma sentite, ora spero d’aver ritrovata la miniera dell’oro; se questa com-

  1. Pitteri: da me, da me.