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I MALCONTENTI 267


Ridolfo. Cospetto di bacco! non me ne ricordavo.

Leonide. E di più abbiamo il signor Roccolino, che da noi non si parte più.

Ridolfo. Questo è un inconveniente. (E se non si trovano i mille scudi, vuol esser bella!) (da sè)

Felicita. (Che ricchi signori! Fanno passeggiare anche i letti!) (da sè.)

Leonide. Ora vedete se necessariamente s’ha da partire.

Ridolfo. Così è, signora Felicita, ci conviene partire.

Felicita. Pazienza. Sfortuna mia, questa.

Ridolfo. Sfortuna mia grandissima, perdendo la bella sorte di una così amabile compagnia.

Leonide. La signora Felicita ci verrà a ritrovare in campagna.

Ridolfo. Oh fosse vero! Non mi potrei bramare maggior contento. Venga a stare un poco da noi.

Felicita. Se mi sarà possibile, ci verrò volentieri.

Ridolfo. Mi spiace infinitamente di perdere questa commedia.

Leonide. Il signor Grisologo la porterà con lui in campagna; e ci farà il piacere di leggerla.

Felicita. Perchè no? Questo si potrà fare.

Ridolfo. Ma non si potrebbe sentirne qualche scena anticipatamente?

Leonide. Quando?

Ridolfo. Oggi; prima che si parta.

Felicita. Glielo dirò, e lor signori saranno tosto avvisati. Serva umilissima.

Leonide. Sì, sì, verremo a ridere un poco.

Felicita. (Sguaiataccia! se non fosse per suo fratello, non ci metterei piede in casa sua). (da sè, e parte)

SCENA V.

Il signor Ridolfo e la signora Leonide.

Leonide. Che ne dite? Ha sentito che noi andiamo in campagna; si è messa al punto di volervi andare anche lei.

Ridolfo. Ho piacere io di quest’incontro. Fatele buona cera alla signora Felicita, a suo padre ed a suo fratello.