Or son tornato indietro per un po’ di respiro;
Ma presto dell’Italia vo’ terminare il giro.
Fabio. Affè, se cotal giro avete destinato,
Potete dire appena d’averlo principiato.
Prima d’ogn’altra cosa, io vi consiglierei
Che vedeste Venezia.
Cavaliere. Se potessi, anderei;
Ma ho questa gente in casa, che di servir mi preme.
Credo v’andranno tutti, e v’anderemo insieme.
Fabio. La casa vostra è piena ognor di forestieri;
Voi consumate in questo le case ed i poderi.
Cavaliere. Trattando coi stranieri mille notizie acquisto;
Se andrò nei lor paesi, anch’io sarò ben visto.
Così per ogni parte, così per tutto il mondo
È conosciuto il nome del Cavalier Giocondo.
A buon conto dal Duca, signor di Belvedere,
Che l’altr’anno alloggiai, fui fatto Cavaliere;
E da quell’altra dama, ch’or non mi viene in mente,
Mi fu di capitano promessa una patente;
E un giorno qualcun altro potrebbe farmi avere
Un titolo onorifico di conte o consigliere.
E andrà per tutta Europa col triplicato onore
Il Cavalier Giocondo, facendo il viaggiatore.
Fabio. Compatite, signore... Non son cose nascoste;
Si sa che vostro padre un dì faceva l’oste.
Cavaliere. Chi lo sa?
Fabio. Lo san tutti.
Cavaliere. Nessuno il padre mio
Può saper chi sia stato, non lo so nemmen io.
Il nobile mio genio, il nobile mio cuore.
Prova ch’io non sia figlio di sì vil genitore.
Fabio. Dunque, per quel ch’io sento, non avreste riguardo,
Per far onore al sangue, di passar per bastardo.
Cavaliere. Non so, non dico questo... Ma nella patria mia
Può avermi un Cavaliere perduto all’osteria.