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258 ATTO PRIMO

scellano dalle risa. Io, bene o male, se occorre, prendo un violino in mano, e suono a rotta di collo. Per cantare poi ho un dono di natura, che tutti credono che io abbia studiata la musica, e non so nemmeno che cosa voglia dire la solfa. Canto alla disperata da tenor, da soprano, alto, basso, in compagnia, e solo, e non vi è nessuno che abbia l’abilità che ho io per cantar le canzonette di piazza. A tavola tutti ridono per causa mia; faccio rime stupende, e ho la facilità di far comparire per rima anche quello che non è rima. Quando ho bevuto un poco, sono deliziosissimo; non guardo in faccia a nessuno; insolenze a tutti, e prendomi poi senza avermene a male guanciate, scopellotti1, sudicierie nel muso, e fino qualche volta mi hanno lordato da capo a piedi, che era una cosa da morir di ridere. Tutte le burle si fanno a me; io sono quello che tiene tutti in divertimento. Una volta mi hanno fatto prendere l’anguilla nel secchio; mi hanno fatto mangiare i maccheroni colle mani legate; mi hanno dato le polpette di crusca, e che so io, cento barzelette, tutte a me, signora. E quest’anno sono con voi. Farò vedere chi sono. Ho imparato a posta il gioco de bussolotti, a fare sparir la moneta, a tagliar il nastro che resti intero, a far da un mazzo di carte saltar fuori un uccello. E vedere2 quei contadini, con tanta di bocca, a dire oh che diavolo! oh che stregone! Vederete che balli, vedrete che salti. Con questi stivalacci non posso fare. Voglio cavarmeli, e voglio farvi vedere. Basta, voglio farvi vedere. Sebbene siamo in città, s’ha da principiare l’autunno or ora, come se fossimo in villa. Madama, votre servitor, madama; allegraman toujour, allegraman, allegraman toujour. (parte)

Leonide. Oh bravo, oh bravo! Questo è particolare davvero. Tutti procurano aver in villeggiatura con loro alcuno che faccia naturalmente, o sappia fare il buffone. Ma il signor Roccolino passa tutti. Sarà egli il nostro divertimento. Sono bene spesi i denari per coloro che ci fanno ridere. Mi ricordo di mio

  1. Così il testo.
  2. Guibert e Orgeas, Zatta ecc.: un uccello, e vedrete ecc.