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I MALCONTENTI 249


Ridolfo. Cricca, tirate giù. Vediamo se questo vestito va bene. (si fa vestire da Cricca)

Cricca. (Ehi, l’istoria dei galloni lo ha ammutolito). (piano al sarto)

Sarto. (Cattivo segno).. (piano a Cricca)

Ridolfo. Via, proviamolo. (al sarto, il quale gli mette il vestito)

Sarto. Dovrebbe andar bene. Il padrone non è solito di fallare.

Ridolfo. Ecco, è troppo largo.

Cricca. Lo ha lasciato a posta un poco larghetto: l’autunno vengono delle giornate fredde; se vuol mettersi sotto qualche cosa di più...

Ridolfo. Cricca, chiamate mia sorella, ditele che venga a vedere se quest’abito mi sta bene.

Cricca. Poco fa non c’era la signora Leonide. Non so se sia ritornata.

Ridolfo. Andate a vedere.

Cricca. La servo subito. (parte, poi torna)

Sarto. L’assicuro che gli sta dipinto.

Ridolfo. Queste maniche non mi paiono alla moda.

Sarto. Oh, che dice mai! Vedrà che tutti i forestieri le portano così.

Ridolfo. Ho veduto ieri un inglese, che le aveva due dita più lunghe.

Sarto. Sarebbe poi una caricatura.

Cricca. Signore, è qui il procuratore di casa, che avrebbe necessità di parlargli.

Ridolfo. Ditegli che or ora vado in campagna, che non ho tempo di sentire a parlar di liti.

Cricca. Veramente gliel’ho detto io, ma mi ha risposto che la premura è grande, e prima ch’ella parta, gli deve tenere un piccolo discorsetto.

Ridolfo. Gran seccatori! Che aspetti. Quando mi sarò spicciato del sarto, potrà venire. La signora Leonide l’avete veduta?

Cricca. Non signore, per causa del procuratore. Vado ora a ricercare di lei.

Ridolfo. Ditele che l’aspetto.

Cricca. (Ogni anno da questi giorni si mette in confusione la casa. E gli interessi suoi vanno in precipizio). (da sè, e parte)