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248 | ATTO PRIMO |
Grisologo. Di Sachespir.
Policastro. Di Sachespir.
Felicita. E noi anderemo in campagna.
Grisologo. Anderemo in campagna.
Policastro. Anderemo in campagna.
Felicita. Vado a dirlo alla signora Leonide. (parte)
Grisologo. Sentirà, signor padre, che bella cosa.
Policastro. Tieni due datteri, che te li dono di cuore. (dà due datteri a Grisologo, e mangiandone uno parte)
Grisologo. Altro che datteri! Se prende fuoco il novello stile, do scaccomatto a quanti poeti ci sono. (parte)
SCENA IX.
Camera in casa del signor Ridolfo.
Il signor Ridolfo, Cricca ed un Sarto.
Ridolfo. Gran vizio maladetto di voi altri sarti, che volete sempre farvi aspettare.
Sarto. Abbiamo lavorato tutta notte per servirla.
Ridolfo. Sono quindici giorni che ho ordinato quest’abito per andar in campagna, e vi siete ridotti a portarlo ora che ho i cavalli da posta in casa; ora che1 sto per partire.
Sarto. Bisogna ch’ella sappia...
Ridolfo. Non avete pontualità, non avete parola, non avete rispetto per le persone di qualità, di carattere.
Sarto. Se mi permette, vorrei giustificarmi, signore, della mia tardanza.
Ridolfo. Via, che direte in vostra giustificazione? Sono quindici giorni.
Sarto. È vero, sono quindici giorni; ma il mercante da oro, che ci doveva dare i galloni per di lei conto, non ha voluto darli senza il denaro, ed il mio padrone è stato costretto a prenderli da un altro, e metter fuori il denaro di sua scarsella.
- ↑ Guibert e Orgeas, Zatta ecc.: in casa? Ora che ecc.