Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu/240

234 ATTO PRIMO


Felicita. Certo, che per sempre in villa non ci starei; ma a suoi tempi, quando la stagion lo richiede, quando ci vanno gli altri, piacerebbe anche a me di potervi andare. Star in villa quando non c’è nessuno, è cosa da pazzi: ma in tempo dell’autunno, in tempo che vi è tanto mondo, tanta conversazione, è una cosa dehziosissima. Ci andava una volta, quando viveva la povera signora madre. Sono tre anni che non si va più; e quando siamo da questi giorni, quando sento persone che vanno in villa, mi salgono i fumi al capo, mi si destano le convulsioni.

Grilletta. Credo appunto, che oggi o domani vadano a villeggiare anche questi signori che abitano sopra di noi.

Felicita. Sì, è vero. La signora Leonide mi disse ieri, che a momenti sarà di partenza. Anzi non ci pensava ancora quest’anno, ma ella me ne ha fatta venir volontà.

Grilletta. Lo so io il perchè le ha destato il solletico.

Felicita. Oh, voi penserete che sia per il signor Ridolfo di lei fratello. Ma non è vero.

Grilletta. Se il mio pensiero non fosse vero, non l’avrebbe indovinato sì presto.

Felicita. Vi dirò, il signor Ridolfo non mi dispiace, ma è un certo carattere stravagante, che ancora non conosco bene.

Grilletta. In campagna lo conoscerebbe un po’ meglio.

Felicita. Certamente là si pratica con un poco più di confidenza. I nostri beni sono poco distanti dai beni loro: colla signora Leonide siamo amiche; ci praticheremmo spesso1, e per conseguenza vorrei conoscere l’animo e l’intenzione del signor Ridolfo.

Grilletta. Lo dica al suo signor padre; egli che l’ama teneramente, farà di tutto per contentarla.

Felicita. Se stesse a lui, son certa che sarei consolata. Ma egli non conta niente in questa casa. Quell’avaraccio dello zio ha il maneggio, ha i quattrini, e vuol le cose a suo modo.

Grilletta. E suo fratello?

  1. Pitteri: praticheressimo.