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l’accenno ai biglietti da visita, recente moda francese (Bertarelli e Prior, Il biglietto da visita it., Bergamo, 1911, p. 24; e recensione di U. Ojetti nel Corriere della sera, 5 apr. 1911) e nell’ottava la mania della moda forestiera (cfr. le Femmine puntigliose, a. II, sc. 8, vol. IV della pres. ed.); e nella prima dell’atto quarto le lodi al collegio dei Nobili di Parma e all’«eccelso Sovrano» borbonico (pare che a bella posta si eviti di nominare il collegio di Modena), nella quarta la cucina alla moda (cfr. il Cavaliere di buon gusto, a. I, sc. 5. vol. V), nella undecima una reclame al te veneziano; e qua e là i pregiudizi della nascita e del sangue (I, 1 e 1O; III, 6): per rivolgere invece l’attenzione dei lettori alla prefazione della commedia, dove il Goldoni sembra additare il segreto del suo genio inesauribile («I caratteri non sono infiniti in genere, ma ponno essere infiniti in specie» ), quel segreto per cui potè qualche anno dopo far muovere nelle scene immortali i quattro rusteghi.

Ci resterebbe da parlare della lettera di dedica a C. I. Frugoni (1692-1768): ma il nome del poeta ligure, che dalla capitale dei Farnesi e dei Borboni signoreggiò per quasi cinquant’anni l’Arcadia nel suo secondo e ultimo periodo, e fu veramente il più gran lirico d’Italia nel Settecento, innanzi che sorgesse il Parini, lirico fecondo, musicale, sensuale, in parte originale, per quanto slombato, spropositato e sbrindellato, lirico cortigiano ed estemporaneo per eccellenza, è troppo noto, e di fama non buona. Nè questo è il luogo per dirne qualche po’ di bene (v. A. Salza, La lirica ecc. Milano, Vallardi, pp. 210-240: in corso di stampa). Goldoni, poeta di S. A. Don Filippo, gli fece omaggio; e a unire le destre di Comante e di Polissena fu gentile messaggera d’Arcadia la pastorella Aurisbe, Cornelia Barbaro Gritti. Dell’amicizia, delle gelosie, delle riconciliazioni fra i tre compastori svelarono le vicende Achille Neri, (Aneddoti goldon., Ancona, 1883, pp. 40-48) ed Emilio Bertana (Giorn. stor. lett. it., XII, 1904, f. 72, pp. 354-8; cfr. G. Ortolani. Della vita e dell’arte di C. G., Ven., 1907, cap. XV). Delle frequenti visite e del lungo soggiorno dell’ab. Frugoni a Venezia rimangono tracce nelle sue rime (v. Nuovo Dizion. Istor., Bassano, VI, 1796, p. 323; e moltissime altre biografie).

G. O.



Il Cavalier Giocondo fu stampato la prima volta a Venezia nel 1758, nel t. IV dell’ ed. Pitteri, e ristampato l’anno stesso a Bologna (Corciolani, IV), e poi ancora a Venezia, (Savioli III, 72; Zatta, cl. 3, III, ’92), a Torino (Guibert-Orgeas IX, ’76), a Livorno (Masi XXIV, ’92), a Lucca (Bonsignori XXIX, ’92) e forse altrove nel Settecento. - La nostra ristampa si attenne principalmente al testo dell’ed. Pitteri, riveduto dall’autore stesso. Valgono le solite avvertenze. Le note a piè di pagina, segnate con cifra, appartengono al compilatore della presente edizione.