Ei l’avrà persuasa, con un civile invito,
Salvar le convenienze di lei, di suo marito.
Balestra. Tutto andrà ben, signore.
Conte. Finora io vissi in pene.
Denaro...
Balestra. Egli è finito.
Conte. Oh va, che anderà bene.
Balestra. Ecco qui il vostro conto.
Conte. Tu pure mi dicesti,
Che con quattro zecchini i sonatori avesti.
Balestra. Ecco il conto vi dico: quattro nei sonatori,
Sei nelle cose dolci, nei vini e nei liquori.
Dieci ne diedi a voi, dieci ne ha avuti il cuoco.
Ecco trenta zecchini, e per la cena è poco.
Conte. È poco certamente, il cuoco mi ha parlato:
Pochissimo salvatico finora ha comperato.
E questi bottegai vili, scortesi, avari,
Non vogliono dar nulla, se lor non do denari.
Balestra. Guardi che brutta usanza!
Conte. Balestra, che faremo?
L’anello?
Balestra. È già impegnato.
Conte. E ben, lo venderemo.
Balestra. Venderlo a precipizio, signor, non è ben fatto.
Conte. Trovami del denaro; ne voglio ad ogni patto.
Balestra. Trovami del denaro? mostratemi la strada.
Conte. Eccola. Quell’anello a vendere si vada.
Balestra. Ma perchè?
Conte. Non più ciarle. Io vendere lo vuò.
Balestra. Per quanto?
Conte. Che si venda per quello che si può.
Allor ch’io lo comprai, costò zecchini ottanta.
Di venderlo procura almeno per sessanta.
Balestra. Ma a quest’ora?
Conte. A quest’ora.