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76 ATTO TERZO


SCENA XIII.

Donna Rosimena con don Peppe mascherati, e dette col giovine Caffettiere.

Rosimena. Oh chi vedo! Madama! Oh Baronessa, addio.

Oh Marchesa, anche voi? Che bell’incontro è il mio?
Madama. Per me posso ben dire che una fortuna è questa,
Per dirvi che senz'altro vi servirò alla festa.
Rosimena. Anche don Peppe?
Madama.   Certo.
Rosimena.   Davver?
Madama.   Ve lo prometto.
Rosimena. Don Peppe, noi faremo il nostro minuetto.
Marchesa. (Sarà una bella cosa). (alla Baronessa)
Baronessa.   (Bellissima per certo).
Peppe. Madama, favorito son io senz’alcun merto.
Madama. È gloria mia, signore, servire un cavaliero.
Rosimena. Don Peppe è tanto buono! è tanto un uom sincero.
Vi ricordate voi quando in commedia han fatto
L’Uomo sincero?1 Egli era di don Peppe il ritratto.
Baronessa. Sì, sì, me ne ricordo di quella commediaccia.
Vi è piaciuta?
Rosimena.   Sì certo.
Baronessa.   Davver, buon pro vi faccia.
Rosimena. Mi piace tanto tanto sentir parlar latino;
Mi fa crepar di ridere quel bel don Pirolino.
Madama. Ma qui si torna sempre al proposito antico.
Sempre, sempre commedie.
Marchesa.   Questo è quello ch’io dico.
Finiamola una volta.
Baronessa.   Andiam, che il tempo vola.
Rosimena. Don Peppe, andiamo a casa a dirlo alla figliuola.
Madama. Ecco il mio mascherotto. (viene chi l’ha accompagnata)

  1. Alludasi alla Donna di testa debole.