Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/71


IL FESTINO 65
Balestra.   (Ch’ei conosca il vestito?)

Contessa. (Povera me! gli è vero). (si copre col (abarro)
Balestra.   (Or siamo a mal partito).
Maurizio. (Si copre? Dal mio sguardo nasconderlo procura?
Fosse Lucrezia? Oh cieli!)
Contessa.   (Smania, mi fa paura).
Maurizio. (Conoscerla vogl’io). Maschera, umil perdono
Chiedovi, se m’avanzo. Mi pare... in dubbio sono,
Se siate o se non siate tal che conoscer parmi.
Contessa. (Egli mi ha conosciuta; più non posso celarmi). (da sè)
Maurizio. Maschera, un tal silenzio a scoprirvi mi appella.
Foste per avventura...
Contessa.   Ah sì, signor, son quella.
(s’alza e si smaschera)
Maurizio. Voi?
Contessa.   Sì, signor.
Maurizio.   Ma come intorno col vestito
Della germana?
Contessa.   In traccia men vo di mio marito.
Maurizio. Ah Contessa, il marito s’attende in propria casa;
Di rintracciarlo altrove chi mai vi ha persuasa?
Se mal con voi si regge, convien rimproverarlo
In guisa che non possa giustamente irritarlo.
Lagnarvi pretendete invan de' torti suoi,
In luogo ov’ei potrebbe lagnarsi anche di voi.
Figlia, per una dama, credetemi, non è
Opportuna dimora la stanza d’un caffè.
E se di mal condotta potrà intaccarvi il Conte,
Cambiar voi l’udirete i rimproveri e l’onte;
Tutto perdendo il merto di vostra sofferenza
Per un delitto solo di poca convenienza.
Non fate che vi acciechi furor geloso e rio.
Tornate al tetto vostro. Questo è il consiglio mio.
Contessa. Signor, dall’amor vostro l’util consiglio accetto.
Ritornerò fra poco, ritornerò al mio tetto.