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IL FESTINO 55
Rosimena. Dove andiamo, don Peppe?

Peppe.   Dove voi comandate.
Madama. Datemi il luogo certo.
Rosimena.   Se una chiave si trova,
Andremo questa sera alla commedia nuova.
Madama. Forse anch’io v’anderò.
Rosimena.   Bene, ci troveremo.
Madama. Ci troveremo tutti.
Baronessa.   Noi altre non ci andremo.
Madama. Perchè?
Baronessa.   Perchè mai più vogliam commedie nuove,
Se prima non si sentono dell’esito le nuove.
Madama. Io poi la prima sera, sia buona o sia cattiva,
Per dubbio che mi spiaccia, non voglio esserne priva.
Marchesa. A tante commediaccie avrete avuto gusto.
Madama. Ho ben colla Persiana compensato il disgusto.
Marchesa. Ecco qui: la Persiana sempre si mette in campo,
Eppur la sua bellezza sparisce come un lampo.
E buona, se vogliamo, diletta, e non attedia,
Ma in verità, Madama, non si può dir commedia.
Baronessa. Cogli abiti, col verso, col merto degli attori,
Con qualche novità l’autor la porta fuori.
Madama. Eppure è un’opra tale, che trentaquattro sere
Ha sempre fatto gente, e a tutti diè piacere.
Marchesa. A tutti? Se sentiste quel che ne dicon tanti!
Vi è chi l’ha esaminata ben ben1 da tutti i canti;
E vi ha trovato dentro di molte improprietà.
Baronessa. Dicon che nei caratteri non ci sia verità.
Rosimena. Oh, qui poi perdonate: di questo me n’appello.
Carattere può darsi di Curcuma più bello?2
Veder una vecchiaccia che fa da giovinetta,
È cosa veramente che piace e che diletta;

  1. Guibert-Orgeas e Zatta: bene da tutti ecc.
  2. Il personaggio medesimo rappresentato aveva quello di Curcuma. [nota originale]