Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/60

54 ATTO SECONDO
Rosimena. Che cara Baronessa! correggere mi vuole.

È peggio le ragazze lasciarle in casa sole.
Marchesa. Le madri che han giudizio...
Rosimena.   So che volete dirmi;
Ma vecchia ancor non sono, e voglio divertirmi.
Madama. Dunque voi pur, signora...
Rosimena.   Si sa, vengo ancor io.
E meco mi lusingo verrà don Peppe mio.
Peppe. Se mi sarà permesso.
Madama.   Non so, perchè ristretto
È il luogo della festa; di ciò non mi prometto.
Rosimena. Madama Doralice, parlo col cuore aperto,
Quando non vien don Peppe, anch’io non vengo certo.
Marchesa. Sì, donna Rosimena, vi lodo in verità;
Un po’ di cicisbeo fa bene in quella età.
Rosimena. Don Peppe onestamente mi serve e mi ha servito,
E gli voleva bene ancora mio marito.
Baronessa. Vostro marito in fatti era buon uomo assai.
Rosimena. Che tu sia benedetto! Non mi gridava mai.
Madama. Voi mi permetterete, che pria ne parli al Conte.
Rosimena. Mi piacciono, Madama, le femmine più pronte.
Dite di sì a drittura; il Conte non disdice,
Allora che comanda madama Doralice.
Anch’io, quando una grazia voluta ho da don Peppe,
A donna Rosimena negarla egli non seppe.
Chiedetegli, s’è vero. Don Peppe eccolo qui;
Non ha mai detto un no, quando gli ho chiesto un sì.
Peppe. A una discreta dama negar non si dee nulla.
Rosimena. Basta dir che mi amava ancora da fanciulla.
Madama. Amica, compatite; non prendo alcun impegno.
Vi darò la risposta.
Rosimena.   Ma presto.
Madama.   Sì, m’impegno.
Rosimena. E dove?
Madama.   Questa sera, innanzi, dove andate?