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48 ATTO SECONDO
Madama. Non vi anderei, lo giuro, nemmen per un milione.

Oltre quel che vi dissi, evvi un’altra ragione.
Il Conte, non so dire per qual novella ardenza,
Rapiti ha i sonatori altrui con prepotenza;
Schernite ed affrontate due case a questo segno,
Vorranno vendicarsi, a costo d’un impegno.
E certo del festino vedrassi in sul più bello
Da gente puntigliosa produr qualche flagello.
Per me non mi vedranno entrar in quelle porte;
Ma spiacemi soltanto, davver, per sua consorte.
Maurizio. Madama, voi mi dite cosa che mi sorprende.
Madama. Il Conte, quand’è acceso, non vede e non intende.
Signor, in quella casa vedrassi una tragedia,
Se il vostro buon consiglio a tempo non rimedia.
Maurizio. Farò... ma che far posso?
Madama.   Cercate di Balestra.
Egli vi saprà dire l’istoria dell’orchestra.
Scoperti i sonatori, saputo il loro nome,
Di metterli in dovere non mancheravvi il come.
Maurizio. Questo si potrà fare.
Madama.   Ma se per l’attentato
Gli offesi una vendetta avesser preparato,
Tardo sarebbe e vano un tal provvedimento.
Compatite, signore, dirò il mio sentimento.
Il differir la festa, il differir la cena
La povera Contessa esime da ogni pena.
Mancan dell’ore tante all’ora del convito,
Si può colle imbasciate distruggere l’invito.
S’io fossi in caso tale, sull’onor mio v’accerto,
Vorrei cercar la strada di mettermi al coperto.
Ma voi prudente siete; in simile periglio
Bisogno non avete di norma e di consiglio.
Maurizio. (Stupisco sempre più. Strano mi par tal zelo), (da sè)
Madama. (Se il suocero mi crede, mi vendico e mi celo), (da sè)
Maurizio. Madama, inutilmente da voi non son venuto,