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484 | ATTO QUINTO |
E proverà ch’ei dice in tutti i venti cantici
Cose da dire a vegghia allo soffiar dei mantici.
Tomio. De defender Torquato sarà l’impegno mio.
Fazio. L’onor de sì Torquato defenderaggio anch’io.
Gherardo. Bravi. Starò a sentirvi con un piacere estremo.
Or or nelle mie stanze a rinserrarci andremo.
Cavaliere. Essi diran covelle; io parlerò coi termini:
Farò che il lor Goffredo si laceri, si stermini.
De’ fogli di colui, che ha rozzo scilinguagnolo,
Potrà pel salsicciotto servirsi il pizzicagnolo. (parte)
SCENA IV.
Sior Tomio, don Fabio, don Gherardo.
Coss’è sto pizzicagnolo?
Gherardo. Quel che il salame vende.
Fazio. Chillo che vende in chiazza la carne d’annemale,
Salsiccia, cotecchino, prosciutto e capezzale.
Tomio. No se perdemo in chiaccole, che un bagattin no val:
Chi ha fatto che Torquato se metta all’ospeal?
Gherardo. L’ha comandato il Duca.
Tomio. Perchè?
Gherardo. Perchè Torquato
L’amor, ch’era dubbioso, finalmente ha svelato.
E al Principe, che freme perciò di gelosia,
Servito ha di pretesto quel po’ di frenesia.
Tomio. Donca, per quel che sento, sto amor s’ha descoverto?
Fazio. Lo core nnamorato de chi se sa de cierto?
Gherardo. S’è discoperto alfine; con fondamento il so.
Tomio. Conteme...
Fazio. Dimme schitto.
Gherardo. Tutto vi narrerò.
Saran due ore appena...