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476 ATTO QUARTO
Mi consolo con voi del vicin matrimonio.

Vuò darvi un buon consiglio da usar col vostro sposo:
Fatelo disperare quand’ei fosse curioso;
Se vuol sentir che dite, se vuol veder che fate,
A rispettar impari le femmine onorate.
Gherardo. (Sì ritira un poco.)
D. Eleonora. E quando in lui cadesseso di voi falsi sospetti,
Trattatelo qual merta, fategli dei dispetti.
Gherardo. (Si ritira ancora.)
D. Eleonora. In questa guisa, amica, si troverà la strada
Di chiarire i curiosi.
Gherardo.   (Megli’ è che io me ne vada).
(da sè, volendo partire)
Marchesa. (Parte). (piano a donna Eleonora)
D. Eleonora.   (L’ho fatto apposta).
Marchesa.   Torquato in questo loco?
(osservando la scena)
D. Eleonora. Che mai vorrà?
Gherardo.   (Torquato? voglio ascoltare un poco).
(da sè; torna indietro, e si ricovera in altra stanza)

SCENA XIII.

Torquato e detti.

Torquato. Godo trovarvi unite.

Marchesa.   Godo vedervi anch’io.
D. Eleonora. Che da noi comandate?
Torquato.   Dirvi per sempre addio.
D. Eleonora. Come?
Marchesa.   Perchè?
Torquato.   Ch’io parta vuol l’avverso destino:
Andrò per l’ampia terra disperso pellegrino.
Gherardo. (Esce pian piano, e si va accostando per ascoltare.)
Torquato. Mi vuole il mio Sovrano lontan dalla sua Corte;
Andrò dove mi guida la barbara mia sorte.