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TORQUATO TASSO 419
Fogli mai più non leggo, novità più non curo.

La moglie mia conosco. Vivo di lei sicuro.
Vorrei però sapere con queste rime sue
Qual altra il buon Torquato onora delle due.
Voglio portarli meco questi graziosi carmi,
Voglio copiarli, e voglio di tutto assicurarmi.
Non sarò queto mai, se il ver non si saprà.
Questo è zelo d’onore, non è curiosità. (parte)

SCENA VI.

Anticamera della Duchessa.

La Marchesa Eleonora avendo nelle mani il poema
del Tasso in quarto, e donna
Eleonora.

Marchesa. Grazie alla sorte, alfine da’ torchi uscì perfetto

Il poema del Tasso da lui stesso corretto.
In sei mesi di tempo ne uscir quattro edizioni,
Ma sui testi rapiti, pieni di scorrezioni.
Il povero poeta, che tanto ha in quel sudato,
Penò contro sua voglia mirandolo stampato.
Ed or sarà famosa, grata sarà ad ognuno
Questa edizion del mille cinquecento ottantuno.
D. Eleonora. In fatti meritava dal mondo più rispetto
Opera che all’Italia accresce il buon concetto;
Dagli editor stampata finor fu con malizia,
Non so se per impegno, o pur per avarizia.
Marchesa. Questo, per chi lo gusta, in oggi è il miglior spasso;
Ciascun che sappia leggere, legge e rilegge il Tasso.
Il Duca signor nostro, dotto, prudente e grave,
Meco passando l’ore, gusta le dolci ottave,
Gara tra noi facendo chi con maggior franchezza
Sa rilevar dei versi lo spirto e la bellezza.