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molta stima, e il Re medesimo Carlo IX mostrò di avere per lui moltissima benevolenza. Ritornato a Ferrara, pieno di meriti e di virtù e di applausi, principiarono le sue disgrazie. S’innamorò Torquato perdutamente; e la sua bella aveva nome Eleonora. Tutti quelli che hanno letto la vita di sì grand’uomo, scritta in vano modo da varj autori, sapranno bene chi fosse quella Eleonora di cui Torquato si accese, e che per degni rispetti ho dovuto io contentarmi di farla credere una Dama di Corte della Duchessa, e figurandola la favorita del Duca, far che in lui operasse la gelosia, quel che eseguì per altra cagione contro lo sventurato Poeta. Le tre Eleonore da me introdotte nella Commedia, non sono inventate a capriccio, per prepararmi la ragion dell’equivoco; ma la stravaganza di tre simili nomi in un palazzo medesimo la trovo autenticata dal Dizionario Istorico del Moreri, all’articolo Tasse, con questi precisi termini: Il y avoit alors à la Cour de Ferrare trois Eléonores, également belles et sages, quoique de differente qualité, etc. Torquato fece dei versi in lode di una delle tre Eleonore; ma non specificando cosa che una più dell’altra individuasse, lasciò lungo tempo in dubbio qual fosse quella che il cuore gli avea incatenato. Con questa notizia storica cercai qual fosse la poesia che produsse l’equivoco, e fra i suoi Madrigali uno ne ritrovai che potrebbe esser desso, parlando appunto di una Eleonora ch’egli ama, ed è quello che leggesi nella prima scena della Commedia, ove fo vedere Torquato al tavolino, nell’atto medesimo di comporlo.

Tornando alla vita del Tasso, nell’età di trentanov’anni terminò la Gerusalemme, e gli fu stampata furtivamente, senza ch’ei potesse darle l’ultima mano, di che nella Commedia fo ch’ei si lagni, trovandomi anch’io parecchie volte nel caso istesso. Questo Poema ebbe sì universale l’applauso, che fu tradotto in latino, in francese, in ispagnuolo, in arabo, in turco e in quasi tutti i vernacoli delle varie lingue italiane; ma ciò non ostante l’attaccarono fieramente vane persone critiche, specialmente nella purità della lingua; e queste sono da me figurate nel Cavaliere del Fiocco. Quantunque uomo grande il Tasso, ch’essere dovea superiore alle critiche, si lasciò condurre dalla passione, e volle correggere e riformare il