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la giustizia ch’io rendo a’ felicissimi scritti vostri e a’ vostri invidiabili talenti: e avete finalmente umiliata la mia eloquenza, che in risposta della gentile offerta che vi piacque farmi di questa dedica, credeva avervi pienamente convinto che non mi conveniva, e persuaso di rimanervene. Tutti questi inconvenienti non crediate per altro, sig. Goldoni stimatissimo, che possano rendermi ingrato: anzi nella sproporzione istessa del dono io trovo la più sicura prova dell’amicizia che ha potuto allucinarvi. Quanto più la traveggola è sensibile, tanto più dee la cagione esserne stata efficace, ed io compro volentieri una sì cara sicurezza con un poco di rossore di qualche onore usurpato. — Vi rendo vive e sincere grazie de’ tre primi volumi del vostro nuovo teatro, all’impressione del quale sarei già stato associato, se non l’avessi ignorato. Gli ho trascorsi tutti, nel poco tempo che ne sono possessore, con quella impaziente avidità che tutte inspirano le opere vostre: ho ammirata la stupenda fecondità del vostro ingegno e la invidiabile fluidità che mai non vi abbandona non men nel verso che nella prosa; e li rileggo ora a bell’agio per osservarne l’artifizio e le bellezze, delle quali mi avrà defraudato la involontaria fretta. — Conservatevi, gentilissimo sig. Goldoni, al piacere e all’approvazione del pubblico, e cercate in me, se vi dà l’animo, qualche a me stesso incognita facoltà, onde realmente convincervi della riconoscenza, della stima e dell’affetto con cui sono».

Le tre lettere, già edite dall’ab. conte D’Ayala fra le Opere postume del Metastasio a Vienna, nel 1795, furono molte volte ristampate. — Dei due poeti toccarono brevemente, fra gli altri, T. G., Di Metastasio e del G., in Album. Giorn. lett. di belle arti, Roma, VII 1840 (comunicazione gentile del Maddalena); Martucci, C. G. e il suo soggiorno a Roma, in Rassegna nazion., 1 giugno 1886,; G. Mazzoni, nelle annotazioni ai Mémoires, Firenze, 1907, II, 368-9.

G. O.

Il Terenzio uscì stampato la prima volta in principio dell’anno 1758 nel t. III (1757) dell’ed. Pitteri di Venezia, e fu a Bologna ristampato nel ’65 (S. Tomaso d’Aquino), a Torino nel ’74 (Guibert e Orgeas XIII), a Venezia più volte (Savioli II, ’72; Pasquali XI, 73; Zatta cl. 3. IV, ’92), a Livorno (Masi III, ’88), a Lucca (Bonsignori VII, ’89) e forse altrove nel Settecento. — La presente ristampa seguì il testo del Pitteri, del Pasquali e dello Zatta.