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34 | ATTO PRIMO |
(partono accompagnate da tutti due, ma il Conte le segue)
Contessa. Non so quel che mi faccia, non so se il mio dispetto
Vada a sfogar altrove, o s’io mi ponga in letto.
Vorrei dissimulare, ma estrema è la mia pena;
Resister non mi fido al ballo ed alla cena.
De’ miei dolenti casi inteso è il padre mio;
Da lui prudente e saggio tutto sperar poss’io.
S’ha da trovar rimedio. Un dì s’ha da finire;
Ma intanto la prudenza m’insegna a sofferire.
Farò dei sforzi, e spero di superar l’affanno.
Per una notte al fine... ma torna il mio tiranno.
Barbaro, ti amo ancora. Questo è il mio mal peggiore;
Meglio per me, se meno amassi il traditore. (parte)
SCENA VII.
Il Conte ed il Cuoco.
Difficile non vedo trovarli in questi giorni.
Voglio il pasticcio, e voglio almen sei piatti buoni;
Voglio un fagiano ancora: e tu che mi ragioni?
Cuoco. Tutto si troverà, ma tutto a prezzo caro.
Conte. Trovisi, e che si paghi.
Cuoco. Favorisca il denaro.
Conte. Balestra è ritornato?
Cuoco. Ancor non l’ho veduto.
Conte. Maledetto Balestra! Va a veder s’è venuto.
Cuoco. Passa il tempo, signore, e se ho da far gli estratti...
Conte. Cerca Balestra.
Cuoco. Dove?
Conte. Va a preparare i piatti.
Cuoco. La roba è necessaria...
Conte. La roba ci sarà.