La colpa, lo confesso, è solo dell’autore.
E l’ho sentito io stessa dir che più degli evviva
Gli scherni a tal commedia del popolo gradiva:
Da ciò per l’avvenire messo in maggiore impegno,
L’udienza delicata mirando a questo segno.
Pronto a sudar più ancora negli anni che verranno,
Contento che in Italia si sparga il disinganno.
Poichè talor gli applausi, talor l’indiscrezione,
Producono col tempo del buon la perfezione.
Baronessa. Faccia commedie buone, e allor sarà lodato.
Marchesa. Se le farà cattive, fia sempre strapazzato.
Contessa. Se ne facesse sei di belle, e due di brutte?
Baronessa. Una cattiva basta per scordarsi di tutte.
Contessa. Povero autor! Compiango lo stato suo infelice.
Marchesa. Di quello che mi annoia, non fo la protettrice.
Contessa. Ma si può bene....
Baronessa. Oimè! La cosa ormai m’attedia.
Per tutto ove si va, si parla di commedia.
Cara Contessa mia, quel poco che ci avanza
Di carnovale, è meglio goderlo nella danza.
Or mando alla commedia le serve ed i bambini,
In questi ultimi giorni mi piacciono i festini.
Marchesa. Anch’io per verità me ne compiaccio assai.
E voi, Contessa?
Contessa. Oh! io, davver, non ballo mai.
Baronessa. Ancor che non si balli, a veder si ha diletto.
Contessa. Anzi che sulla sedia, meglio si dorme in letto.
Marchesa. Con questo freddo in letto sola sola agghiacciata?
Contessa. Perchè sola nel letto? Non son io maritata?
Marchesa. Sì, ma il marito vostro, cara Contessa mia,
La notte si diverte con buona compagnia.
Contessa. Ehi! chi è di là? (non volendo badare a quel che dicono)
Lesbino. Signora.
Contessa. Porta la cioccolata.
(Lesbino parte)