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IL FESTINO 29
Lesbino.   Signora, mandano l’imbasciata

La baronessa Oliva, la marchesa Dogliata.
Contessa. Vengano, son padrone. (Lesbino parte)
 Che sì che l’indovino?
Che sì che son venute per causa del festino?
Vengono a visitarmi per essere invitate;
Ma se n’andran, lo giuro, deluse e mal gustate.

SCENA V.

La Marchesa Dogliata, la Baronessa Oliva, la suddetta e Lesbino.

Marchesa. Serva, Contessa.

Baronessa.   Serva.
Contessa.   Signore, a voi m’inchino.
Da seder. (a Lesbino)
Marchesa.   (Non si vede principio di festino).
(alla Baronessa, e siedono)
Contessa. Per qual destin felice di tant’onor m’ha resa
Degna la Baronessa e degna la Marchesa?
Baronessa. Nuovo non è per voi, Contessa, il mio rispetto.
Marchesa. Ci amammo da fanciulle; lo stesso è in me l’affetto.
Contessa. All’espression sincera dell’una e l’altra io credo,
Poichè senza alcun merito favorita or mi vedo.
Baronessa. Come vi divertite? (alla Conlessa)
Contessa.   Nol so, tutto m’attedia.
Io vado qualche volta soltando alla commedia.
Baronessa. Oh! ne ho veduta una quindici sere sono.
Che cosa scellerata! Mai più gliela perdono.
Marchesa. Di quel Vecchio Bizzarro vorrete dir, m’avveggio.
Baronessa. Ci siete stata? (alla Marchesa)
Marchesa.   E come!
Baronessa.   Non si può far di peggio.
Voi l’avete veduta? (alla Contessa)