E veggasi in confronto, che in vari nomi espressi,
Gli antichi ed i moderni sono gli uomini istessi.
L’ingordo Parassito l’abbiamo anche in presente,
Regna fra noi pur troppo l’adulator Cliente.
L’invidia fra gli schiavi vediam fra servi nostri,
Ed agli antichi Eunuchi abbiam simili mostri.
L’amor fu ognor lo stesso, superbia ognor eguale,
Ognor vi fu chi ’l bene cercò coll’altrui male.
Sol delle donne il fasto, che in Roma iva all’eccesso,
Sembra, se al ver m’appongo, sia moderato adesso.
Allora per orgoglio avean gli uomini a sdegno,
Ora superbe sono, ma non fino a tal segno.
Trattan con alterezza, se veggonsi adorare,
Ma quando son sprezzate, si veggono pregare;
E questo tal confronto fa due graziosi effetti,
Gli estremi a noi mostrando di due vari difetti.
Lo stile sollevato se udrete oltre il costume,
Se delle erudizioni sparso ne’ versi il lume,
Se troppo per commedia eroiche le passioni,
Per me vuole il Poeta addur le sue ragioni.
L’esige l’argomento; lo vuol l’inusitata
Opra, che il titol porta di Commedia togata,
Mista di personaggi bassissimi e d’eroi,
Che ha moderni e antichi ha pur gli esempi suoi,
Al che poi facilmente, volendo, si rimedia,
Lasciandola l’Autore chiamar Tragicommedia.
Ma troppo lungamente trattengo in impazienza
Di mirar la Commedia desiosa l’Udienza.
Supplito ho all’incombenza, per cui son qui venuto,
Dell’intenzione nostra ho il Popol prevenuto.
Se critiche verranno, le accetterem con pace,
Non è il Poeta nostro prosontuoso audace:
Per me degli error suoi perdono a voi domanda,
E alla clemenza vostra Terenzio raccomanda.