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NOTA STORICA

Che non può l’amore di madre? Eccovene qua una (rimasta vedova ancora in fresca età), che per non vedere la figliuola spensieratamente anelante a un marito qualsiasi, legarsi a un giovane scapestrato come vorrebbero i due avarissimi zii di lei per non tirar fuori la dote ch’è nelle loro mani, cede alla figliuola stessa il savio conte Ottavio ch’essa ama, e la massima parte del proprio patrimonio, ritirandosi in un convento. Tanta virtù rende donna Aurelia un personaggio assai simpatico ed attraente (Cfr. Nocchi, Comm. sc. di C. G. Firenze, Le Monnier, 1856, pp. XVIII); ma che poi il conte Ottavio, suo devoto adoratore fin da quando viveva il marito, rinunci tanto di leggeri alla passione per la madre, adattandosi a sposare in sua vece la figlia, ci sembra improbabile come sembrò al Dejob (Les Femmes dans la Com. ecc., pp. 342).

Goldoni che nelle Memorie (P. II, Cap. XXI) si compiace d’aver segnalato questo trionfo dell’amor materno, scrive che la commedia «eut un succès bien marqué»; ma forse perchè troppo languida e di scarsa comicità, ond’anzi al Rabany parve appartenere «au genre de la comedie larmoyante» (C. G. Le Th. et la vie en Italie, pp. 457), scomparve ben presto dal repertorio delle stesse compagnie goldoniane.

Tutt’al più possiamo aggiungere, che da quanto leggesi nell’Introduzione per la prima recita d’autunno 1754 (v. t. III dell’ed. Pitteri e XI della presente ediz.) la commedia fu scritta nel carnevale ’54, recitata a Genova la prima volta nella primavera (v. edd. Pasquali e Zatta, dove 1744 per ’54 è errore di stampa), poi a Milano. A Venezia si recitò soltanto in principio di ottobre; e l’Autore stesso nella prefazione (ed. Pitteri) ci discopre perchè non venne data nel carnevale ’54: «Quella che doveva far la parte di Madre principiò a disputare degli anni con quella che doveva rappresentare la Figlia, ed io ho dovuto far delle mutazioni nella Commedia, ridendo sempre, come voglio credere che farà ciascheduno che leggerà questo foglio». Certamente allude alle rivalità fra la Gandini e la Bresciani a cui accenna pure nelle Memorie (P. II, cap. 17), e altrove.

Goldoni dedicò la Madre amorosa alla contessa Elisabetta Angaran, moglie a quel Nicolò Balbi patrizio e senatore veneziano che fu del nostro commediografo protettore valido e costante, e del quale parlasi a lungo nella Nota storica che segue la Vedova scaltra (V. della presente edizione il vol. II, PP. 395-6).

C. M.


La Madre amorosa fu impressa la prima volta nel t. II del Nuovo Teatro Comico dell’avv. C. G., ed. Pitteri di Venezia, dentro l’anno 1757 e fu ristampata a Venezia stessa dal Savioli (V. 1773) dal Pasquali (XV, '74?) dallo Zatta (cl. 2.a, VI, '91). a Torino da Guibert e Orgeas (XVI, '74) a Lucca dal Bonsignori (XII, ’89) a Livorno dal Masi (XX. ’91) e forse altrove nel Settecento. - La presente ristampa seguì il testo del Pitteri, del Pasquali, dello Zatta. Valgono le solite avvertenze.