Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/304

294 ATTO TERZO


Laurina. Egli è avvezzo ad amare la madre, durerà fatica ad amar la figliuola.

Aurelia. Donna Lucrezia, dov’è quell’accettazione del ritiro preparato per mia figliuola?

Lucrezia. Eccola. (le dà ti foglio)

Laurina. Ehi, non ci voglio andare.

Aurelia. No, figlia, non dubitate. Il ritiro non è per voi. Siete assai giovinetta, dovete figurar nel gran mondo. Io vi sono stata abbastanza. Godetevi quello sposo che doveva esser mio; godetevi tutti i beni che erano miei; godete quello stato che l’amor di madre vi ha procurato, ed io domani anderò nel ritiro a sacrificarmi per sempre.

Laurina. Ah no, signora madre.

Ottavio. No, donna Aurelia.

Ermanno. Sì, sì; lasciate che vada. Spenderà meno, e viverà meglio.

Lucrezia. Laurina, siate obbediente a vostra madre, prendete quello sposo ch’ella vi dà. Signor Conte, anch’io vi do mia nipote, ed alla mia morte tutto il mio sarà vostro. Ma finchè vivo, non mi tormentate perciò.

Ottavio. No, donna Lucrezia, non dubitate. Io non do la mano a donna Laurina, che per compassione di donna Aurelia.

Laurina. E a me non mi vorrete bene?

Ottavio. Sì, vi amerò come parto adorabile del di lei sangue.

Aurelia. Deh, cari, se voi m’amate, compite l’opera sugli occhi miei. Porgetevi in mia presenza la mano.

Laurina. Per me son pronta.

Ottavio. Eccola, accompagnata dal cuore.

Laurina. Amerete voi una sposa, a cui date la mano per complimento?

Ottavio. Amerete voi uno sposo, che vi si offre sul punto istesso che volevate dar la mano ad un altro?

Aurelia. Sì, vi amerete ambidue. Rispondo io in luogo vostro; e sono certa che vi amerete. Laurina non amava Florindo, ma desiderava uno sposo. L’ha ottenuto, è contenta, e tanto più