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LA MADRE AMOROSA 267


quando compariranno gli sposi, quando il contratto sarà sottoscritto.

Traccagnino. Lo sottoscriverali adesso el contratto?

Ermanno. Ora, in questo momento. Frattanto che il notaro scrive, voglio preparare qualche cosa per le nozze. Voglio fare quello che non ho più fatto.

Traccagnino. Bravo! Che el se fazza onor, sior patron.

Ermanno. Prendi questo mezzo paolo, e va a comprare dei confetti.

Traccagnino. Nol vol che i ghe fazza mal.

Ermanno. Eccoti un altro mezzo paolo. Va a prendere un fiaschetto di vino dolce.

Traccagnino. Oh, el vin l’è da persone ordinarie.

Ermanno. Che cosa ci vorrebbe?

Traccagnino. Della cioccolata.

Ermanno. Costa troppo.

Traccagnino. Qualche acqua fresca.

Ermanno. Oh sì. Prepara quattro o sei caraffe di acqua fresca del nostro pozzo. Il rinfresco sarà civile, e non farà male a nessuno.

Traccagnino. Acqua de pozzo? Questo l’è el rinfresco che usa anca i aseni, sior patron.

Ermanno. Vorrei spendere un altro mezzo paolo, e non so in che.

Traccagnino. Mi, sior, ve lo farò spender ben.

Ermanno. In che cosa?

Traccagnino. In t’un brazzo e mezzo de corda.

Ermanno. Da che fare?

Traccagnino. Da impiccar un avaro.

Ermanno. Chi è questo avaro? (con collera)

Traccagnino. Eh, gnente. Uno che conosso mi.

Ermanno. Zitto, che rumore è questo?

Traccagnino. In quella camera i cria.

Ermanno. Sento una voce...

Traccagnino. Questa l’è la patrona. No vôi strepiti. (parte)

Ermanno. Anderò io a vedere. (s’avvia verso la camera)