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262 ATTO SECONDO


Ottavio. Poss’io sapere che cosa ella desideri?

Aurelia. A voi non nascondo cosa alcuna della mia famiglia. Ella vuole un marito.

Ottavio. L’averà: non è in istato di disperarlo.

Aurelia. Per farle staccar dal cuore Florindo, sarebbe necessario che avessi in pronto uno sposo da sostituire a quell’altro.

Ottavio. Avete forse patteggiato con lei sul ravvedimento di questo suo sconsigliato amore?

Aurelia. No, Conte. Mia figlia sa il suo dovere. Ella ha rinunziato all’amor di Florindo per compiacere sua madre.

Ottavio. Sia ringraziato il cielo, mi consolate davvero.

Aurelia. Conte, lo troveremo noi uno sposo per Laurina?

Ottavio. Veramente vuole il decoro, che per parte d’una figlia nobile e ricca non si vada a mendicare i partiti.

Aurelia. Mia figlia è sfortunata; e quantunque il padre le abbia lasciata una ricca dote, sino che vive la di lei zia, non può sperare di averla senza una lite.

Ottavio. Donna Laurina è giovine. Verrà il suo tempo; non abbia fretta.

Aurelia. Ma intanto...

Ottavio. Intanto, donna Aurelia, pensate meglio a voi stessa.

Aurelia. E come?

Ottavio. Prima che passino gli anni ancora verdi dell’età vostra, accompagnatevi ad uno sposo che vi ama.

Aurelia. Conte, mi amate voi veramente?

Ottavio. Sì, vi amo colla tenerezza maggiore. Son anni che vivo adoratore del vostro merito, ma la stima che ho di voi fatta, non ha mai oltraggiata quella perfetta amicizia, che mi legava allo sposo vostro. Ho ricusati vari partiti di accasamento, non ritrovando oggetto che, quanto voi, mi piacesse: ed ora che siete libera, che posso amarvi senza rimorsi al cuore, vi svelo la fiamma, e vi domando pietà.

Aurelia. Un cavaliere che per tanti anni mi ha conservato amore senza mercede, sarebbe ora disposto a continuare ad amarmi senza speranza?