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LA MADRE AMOROSA 259


Aurelia. Che cosa vi suggerirebbe la vostra prudenza?

Laurina. Per esempio... un altro partito migliore di questo.

Aurelia. Sì, vi ho inteso. Voi volete marito. L’avrete, ve lo prometto.

Laurina. Fin che io non l’abbia, sarò sempre molestata dal signor Florindo.

Aurelia. Sarà mia cura far ch’ei desista d’importunarvi.

Laurina. Signora, vi prego non far rumori. Si staccherà a poco a poco. Finalmente, s’egli mi ama...

Aurelia. Basta così. Tocca a me a regolarvi. (alterata)

Laurina. Ah, lo vedo. Voi mi volete oppressa, mortificata, delusa.

Aurelia. No, cara, vi amo quanto l’anima mia. Bramo la vostra quiete, la vostra pace, la vostra sola fortuna. Ma io conosco i mezzi per conseguirla. Siete stanca di viver meco? Pazienza. Anderete a vivere con uno sposo, ma per quanto egli vi ami, l’amor coniugale non potrà mai eguagliarsi all’amor materno, e nelle occasioni di qualche angustia non troverete già nel marito la tenerezza, il conforto che vi somministra una madre. V’annoia forse la soggezione, e bramosa di libertà vi lusingate ottenerla col matrimonio? Oh figlia, quanto è più duro il legame degli sponsali di quello della filiale rassegnazione. Quanto più duri e meno ragionevoli esser sogliono i comandi di un marito indiscreto... Ma non vo’ proseguire a discreditarvi uno stato al quale voi aspirate, perchè non crediate ch’io voglia tiranneggiare l’arbitrio vostro. Accompagnatevi pure, che il cielo vi benedica. Ma fatelo da vostra pari. Soffrirò perdere la vostra amabile compagnia, ma non soffrirò la perdita del decoro vostro. Lasciate uno sposo ch’è indegno di voi, ed attendetene un altro che vi convenga. Io stessa vi prometto, Laurina, di procurarvelo, e vado in questo momento ad operare per voi. Sì, cara, per voi che siete l’anima mia, per voi che amo più della mia vita medesima. E se queste viscere vi hanno data la vita, saprei ancora, salvo il decoro vostro, per voi andare incontro alla morte. (parte)

Laurina. In verità, che mi ha intenerita. Mi ha cavate le lacrime