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LA MADRE AMOROSA | 253 |
Florindo. Noi ci sposiamo in presenza vostra.
Pantalone. Me maraveggio. Mi no ghe ne voggio saver.
Florindo. Dunque andatevene.
Pantalone. Sì, sì, anderò... (Ma no gh’ho cuor de lassarli precipitar), (da sè) La senta, no se poderave più tosto...
Florindo. Voi m’inquietate, signor Pantalone.
Pantalone. Siora donna Laurina, la ghe pensa ben.
Laurina. Voi non siete mio padre.
Florindo. Non mi obbligate a perdervi finalmente il rispetto.
Pantalone. Cossa voravelo far?
Laurina. Ecco mia zia.
Florindo. Ci sposeremo in presenza sua.
Pantalone. Bon pro ghe fazza.
Laurina. Mia zia mi ama molto più di mia madre.
Pantalone. Sì, la se ne accorzerà ela.
SCENA XVII.
Donna Lucrezia e detti.
Pantalone. Siora donna Lugrezia, la favorissa.
Lucrezia. Che cosa volete, signore?
Pantalone. Ghe cedo el posto. (in atto di partire)
Lucrezia. Dove andate? (a Pantalone)
Pantalone. A muarme de camisa, per la fadiga che ho fatto. (parte)
Lucrezia. E voi altri che fate qui?
Laurina. Mia madre non vuole assolutamente ch’io sposi il signor Florindo.
Lucrezia. Vostra madre ha poco giudizio.
Florindo. Voi per altro, signora, me l’avete promessa.
Lucrezia. E verissimo, e son donna da mantener la parola.
Laurina. Conosco, signora zia, che voi mi amate davvero.
Lucrezia. Sì, vi amo con tutto il cuore; ma vostra madre mi vuol far perder la sofferenza.
Florindo. E per questo è bene che si sollecitino le nostre nozze.
Lucrezia. Si sollecitino pure.
Florindo. Son pronto a darle la mano.