Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/260

250 ATTO PRIMO


SCENA XIV.

Pantalone e detti.

Aurelia. Signor Pantalone, avete voi veduta mia figlia?

Pantalone. Siora sì.

Aurelia. Dove?

Pantalone. Verso le camere de siora donna Lugrezia.

Aurelia. Oh cielo!

Ottavio. Non ve l’ho detto?

Aurelia. Ah ingrata!

Ottavio. Sì, è un’ingrata, ed io conoscendola...

Aurelia. Basta, Conte; io posso dirlo, voi non dovete dirlo. Gli insulti delle madri non offendono le figliuole. Gl’insulti d’un cavaliere non si convengono ad una dama. A me tocca il correggerla, a voi il rispettarla. (parte)

Ottavio. Anche la virtù deve avere i suoi limiti. L’amore di donna Aurelia eccede troppo i confini della giustizia.

Pantalone. Ah, caro sior Conte, l’amor de madre xe un gran amor.

Ottavio. Sì, è vero. Ma... non voglio perderla di vista. Ella ha bisogno di chi le presti soccorso. (parte)

Pantalone. Sto sior Conte ghe preme molto donna Aurelia. El gh’ha una gran carità per ela. Ma za la xe carità pelosa. El mondo xe tutto cussì, tutto interesse. Ghe despiase che donna Aurelia ama tanto so fia, perchè el so amor el lo vorave tutto per elo. Olà, cossa vedio? Siora donna Laurina co sior Florindo? Zogheli alle scondariole? So madre va per cercarla da una banda, e ela scampa da un’altra. Voi retirarme un pochetto, e veder un poco, e sentir, se se pol, che intenzion che i gh’ha. Povera donna Aurelia, la me fa pecca? (si ritira)