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LA MADRE AMOROSA | 249 |
Ottavio. Ella? se come una pazza va ripetendo lo voglio.
Aurelia. Non doveva parlare di questo.
Ottavio. Basta, non vo’, coll’insistere maggiormente, inquietarvi. Donna Aurelia, son qui per darvi un testimonio della mia stima, e permettetemi ch’io dica del sincero amor mio.
Aurelia. (Laurina dove sarà?) (da sè)
Ottavio. Mi permettete ch’io parli?
Aurelia. Sì, parlate.
Ottavio. Più volte vi ho fatto comprendere, donna Aurelia, il desiderio mio di acquistare il tesoro del vostro cuore, unito a quello della vostra mano. Ora parmi che un accasamento per voi potesse piucchè mai riuscire opportuno. Siete attorniata da una cognata indiscreta, da una figlia (soffrite ch’io lo ripeta) all’amor vostro ingrata. Fate quanto potete per impedire ch’ella sia di Florindo; ma quando tutto si unisse a distruggere le vostre massime e la vostra savia condotta, pensate a voi stessa. Io vi offerisco una casa, uno sposo. Il matrimonio di vostra figlia non recherà a voi disonore, se voi avrete, benchè invano, procurato impedirlo; ed io sorpasserò egualmente un simile accasamento, come se donna Laurina non fosse nata del vostro sangue.
Aurelia. Ah Conte, a voi sarebbe facile scordarvi che Laurina fosse mio sangue; ma io, che nelle viscere mie l’ho nutrita, non posso lusingarmi di farlo. Non cesserò mai di operare per la salvezza del suo decoro; e quando tutto riuscisse vano, potrei morire, ma non abbandonare mia figlia. Per ora non mi parlate di nozze, non mi parlate di amori, che d’altro affetto non son capace per ora, che di quello di madre.
Ottavio. Povera dama! mentre voi con simili tenerezze languite per la figliuola, ella pensa a tradirvi.
Aurelia. Non lo farà, Conte: Laurina non lo farà.
Ottavio. Dove pensate ch’ella sia incamminata?
Aurelia. Le ho comandato andare nella sua camera.
Ottavio. Ed io l’ho veduta verso la camera di sua zia.
Aurelia. Possibile? Ah ingrata... Ma non lo credo.