mento alle vostre pene, io senza lui rimasi privo del miglior mio conforto, del mio Protettore benefico, del mio amorosissimo Padre: Padre per l’autorità, per il sapere, per l’affezione, di me più giovane per l’età, di me più vecchio per il consiglio. Oh quanto gli devo, se colla mente ritorno a molte delle mie vicende passate! Ad esso, mio fervido autorevole Mecenate, consacrai anni sono un’altra delle opere mie, intitolata la Vedova Scaltra, che fu stampata nel primo Tomo dal Bettinelli, e sta nel quarto della Fiorentina edizione1. Mi si aprì il campo fino d’allora di scorrere ampiamente in pubblici fogli colla piena delle sue lodi, e colla estensione de’ benefizi a me benignamente impartiti, ma troppo erami vicino colla persona, e troppo fresco il di lui comando che mi obbligava a non parlare di tutto questo, e mi trovai per la soggezione costretto a soffocar le parole, che uscir volevano dalla penna. Ora ch’egli è lontano, posso prendermi un poco più di libertà. I suoi comandi sono per me rispettabili in ogni tempo ed in ogni distanza; ma qualche cosa si tollera in chi opera per passione, ed in me che trovomi nella pena della sua lontananza, sarà meno colpevole un innocente sfogo d’amore. Perchè non dovrei dir ne’ miei fogli essere S. E. il Signor Niccolò Balbi un Cavaliere dotto, virtuoso e Cristiano? Dotto nelle belle lettere, nella sana Filosofia, nelle Leggi, principalmente della sua Patria, nell’amministrazione della Giustizia, nella economica direzione della Famiglia. Virtuoso nel conoscere le passioni, nel coltivar le migliori, nel superar le più forti; nell’essere generoso ed umano; sociabile ed amoroso; amico sincero e consigliere leale; Cristiano nelle massime e nel costume; nemico dell’impostura, amico de’ buoni, e consolator degli afflitti. Forse non dovrei dirlo, perchè lo sa ciascheduno che lo conosce? Io lo dirò per quei che non lo conoscono, e lo dirò se non altro per onor di me stesso, onde i lontani sappiano chi sia quel Protettore che mi ama, ed i vicini formino di me qualche buon concetto, veggendo che io so discernere la virtù, e venerare chi la possiede.
- ↑ Intendesi dell’ed. Paperini. Vedi vol. II della presente edizione.