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vostre delizie, i vostri più amabili passatempi; e se vi chiama tal volta il grado, le convenienze o la compiacenza onestissima fuor delle vostre mura, non ne sapete uscire che dopo un’anticipata metodica provvidenza alla Nobile famigliuola, ed a coloro che destinati avete alla sua custodia, e in mezzo ai brevi, moderati divertimenti, l’animo avete sempre rivolto ai cari parti del vostro tenero amore.
Voi, preziosa parte del Sangue illustre degli Angarani, famiglia Nobilissima che trae l’origine dalle più illustri ed antiche del Vicentino, e che nell’ordine eccelso dei Veneti Patrizi ebbe l’onor più volte di sostenere Gradi sublimi e Porpore segnalate; Voi, Sposa di tal Consorte che, oltre la gloria di derivare per lunghi secoli dai primi fondatori della Repubblica, ha tutti i caratteri e le virtù ed i meriti che costituiscono il buon cittadino, il forte sostenitor delle Leggi, il Padre della Patria e il saggio amministratore della Giustizia; Voi, Moglie amorosa, fedel compagna e consolatrice, seguiste l’ottimo Sposo vostro all’Isola del Zante1, ove lo destinò la Repubblica Serenissima collo specioso titolo di Provveditore al governo di quella vasta Provincia, dando con ciò una pubblica testimonianza dei di lui meriti, e della materna sua gratitudine.
Anteponeste i disagi della navigazione e di quel remoto soggiorno all’amorosa sollecitudine di non istaccarvi dal di lui fianco. Faceste molto più ancora, privandovi per il lungo termine di tre anni dell’amabile vista delle vostre figliuole, lasciate in tutela di ottime Religiose in nobilissimi Monisteri, a solo fine di non privare il Consorte della dolcissima compagnia vostra, e i figli maschi della più esatta e più profittevole educazione.
Permettami però l’E. V. che qui per un dolce sfogo di mia passione vaglia a riflettere, che se vi fu dispiacevole il distaccarvi dalla Patria vostra, dai vostri congiunti e dalle tenere figlie vostre, aspro fu niente meno al cuor mio l’allontanamento del vostro adorabile Sposo; anzi, se voi trovaste in esso il dolce allevia-
- ↑ Nel 1755: vedasi vol. Il cit. della presente edizione, p. 395.