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A SUA ECCELLENZA LA NOBIL DONNA
SIGNORA
ELISABETTA BALBI
NATA
CONTESSA ANGARAN1
UE sono i motivi, Nobilissima Dama, per cui sogliono gli Scrittori dedicar le opere loro: o per provvederle di una autorevole protezione che le difenda, o per dare colle medesime un segno di rispetto, di amore e di gratitudine alle persone dalle quali alcun benefizio abbiano riportato. Tutte due unite insieme queste ragioni hanno indotto l’animo mio a dedicare a V. E. questa mia Commedia, procurando ad essa una validissima Protettrice, e a Voi recando colla medesima un testimonio dell’ossequio mio e della mia più umile riconoscenza. Quell’amor vero che non solamente ha legato la vostra mano a quella del Nobilissimo vostro Sposo, ma di due cuori ne formò un solo, fa sì che secondando l’inclinazione del di lui animo, siate Voi di me Protettrice, qual egli mi è sempre stato benignissimo Protettore. Sono innumerabili gli obblighi miei verso l’Eccellentissimo Signor Niccolò Balbi2, e innumerabili sono i benefizi che largamente ho da Lui ricevuti, e di quanto faceva egli a mio pro, veduti ho sempre nel vostro volto i segni di compiacenza, non essendo Voi già di quelle Mogli caparbie, che spiriti di contraddizione si chiamano, che odiano tutto quello che ama il marito, ed amano tutto quello che non vorrebbe il marito che amassero. Io son di parere che non diasi al mondo stato migliore di quello de’ maritati,